La decisione del Tribunale è arrivata a quasi cinque anni dal deposito del ricorso di Intel contro la nota decisione della Commissione europea. Il 13 maggio 2009 l’Autorità europea aveva inflitto una sanzione alla Intel per abuso di posizione dominante, che resta ancora imbattuta nell’ammontare di 1,06 miliardi di Euro.
Il Tribunale ha confermato tutti i punti della decisione della Commissione, compresa la quantificazione dell’ammenda.
Il provvedimento riguarda alcuni atti di abuso di posizione dominante perpetrati dalla società in Europa tra il 2002 e il 2007. Intel deteneva più del 70 % delle quote di mercato dei processori per computer: la sua natura dominante non era quindi in discussione. In base a quanto rilevato dalla Commissione questi comportamenti anticoncorrenziali facevano parte di un unico disegno strategico teso ad estromettere definitivamente l’unico reale competitor di Intel, ovvero AMD (Advanced Micro Devices, Inc.).
La Commissione aveva quindi rilevato 3 principali comportamenti anticoncorrenziali tutti confermati dal Tribunale.
In primo luogo, Intel applicava ad alcuni produttori di computer suoi clienti (Dell, HP, NEC e Lenovo) sconti subordinati all’acquisto di altra componentistica. L’intento era quello di acquisire un’esclusiva nei confronti di questi clienti (“sconti di esclusiva”) ed escludere la concorrente AMD dalla fornitura delle medesime merci. Il Tribunale ha confermato che tali sconti sono illeciti per loro stessa natura quando adottati da un’impresa in posizione dominante. Pertanto, non necessitano dell’analisi sulla base del “as efficient competitor test”, come invece ritenuto dalla ricorrente.
Inoltre, Intel aveva concesso un simile incentivo finanziario, anche sotto forma di rimborsi, a Media Saturn, rivenditore di prodotti elettronici di consumo. Anche in questo caso la Commissione ha giustamente limitato la propria indagine all’accertamento del fatto che Intel avesse applicato tali sconti subordinati alla condizione di esclusiva.
Infine, Intel aveva eseguito dei pagamenti a favore di HP, Acer e Lenovo allo scopo di ritardare, di annullare o di restringere la distribuzione di alcuni prodotti dotati di processori AMD. Il Tribunale ha confermato che anche questo comportamento equivale ad una restrizione della concorrenza per violazione dell’art. 102 TFUE denominato, in particolare, «restrizione allo scoperto».
Il giudice di primo grado europeo ha anche confermato la competenza territoriale della Commissione nel caso di specie, dal momento che la condotta addebitata a Intel era tale da produrre un effetto sostanziale, immediato e prevedibile nell’ambito del SEE.
Con riferimento all’ammontare dell’ammenda, il Tribunale ha ritenuto che anche questa fosse adeguata alle circostanze del caso, se tenute in considerazione il valore delle vendite e il fatturato di Intel.
La società monopolista avrà tempo due mesi per impugnare la sentenza dinanzi alla Corte di giustizia.
Il comunicato stampa è accessibile a questo link mentre il testo integrale della sentenza (in inglese) è disponibile qui.
Fonte: Curia